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IC XC NIKA abbreviazione di ησοῦς Χριστὸς νικᾱ – Gesù Cristo vince – scritta che appare su icone o simboli.

icona (icòna) εἰκών Immagine sacra raffigurante un Mistero della Redenzione o un santo. Le caratteristiche della rappresentazione sono rigorosamente codificate e all'autore, l'iconografo, è lasciata soltanto la scelta del soggetto - anch'esso del resto obbligato come nel caso delle iconostasi - e l'esecuzione tecnica. Il vero iconografo si prepara all'opera con il digiuno e la preghiera e l'icona è per ciò stessa benedetta. L'icona, «finestra aperta sul Cielo», ha un ruolo centrale nella liturgia bizantina. Il nome del santo o dell’avvenimento in essa rappresentato ne costituisce parte integrante e non deve mai mancare.

iconostasi (iconòstasi) εἰκονοστάσιον Parete di distinzione del Vima dalla navata. È decorata da icone da cui il nome. Prende origine dalla pergula, architrave sostenuto da colonne e da cui pendevano immagini e lampade che nelle chiese più antiche sia d'occidente che d'oriente svolgeva la stessa funzione. Ne restano esempi tra l'altro nella basilica di S. Marco a Venezia ed in alcune chiese romane; si ha memoria inoltre di quella esistente nella basilica costantiniana di S. Pietro in Vaticano. Con il passare del tempo mentre in occidente si riduceva ad una balaustra di distinzione del presbiterio, in oriente si ingrandiva sino a trasformarsi in una parete. Nel corso del tempo inoltre se ne definiva l'impianto iconografico. Attualmente a destra della porta centrale si trova sempre l'immagine del Salvatore, mentre a sinistra c'è quella della Madre di Dio. A queste due icone fondamentali si affiancano in genere a destra e sinistra rispettivamente l'icona del Precursore e quella del santo titolare della chiesa. Al di sopra la serie delle immagini dei dodici Apostoli o delle dodici feste. Al culmine si trova l'immagine di Cristo crocifisso affiancato da Maria e da S. Giovanni Evangelista, oppure la rappresentazione dell'Ultima Cena. I due battenti della porta centrale recano la rappresentazione dell'Annunciazione, mentre le due porte minori portano sovente l'immagine di due angeli. Nelle iconostasi particolarmente grandi e ricche, in specie in Russia, gli ordini di icone sovrapposte possono divenire tre o quattro, includendo gli evangelisti ed altri santi. Nella iconostasi si aprono tre porte: quella centrale o porta santa è normalmente chiusa da una porta a due battenti ed al di fuori della Liturgia è riservata al vescovo, durante la Liturgia ai celebranti. Il diacono quando previsto esce dalla porta di sinistra o settentrionale, e rientra da quella di destra o meridionale. Secondo S. Gregorio di Nazianzo è simbolo della distinzione tra cielo e terra. La tenda che normalmente chiude la porta centrale - katapetasma - e che viene aperta soltanto durante le celebrazioni liturgiche - mentre resta aperta il giorno di Pasqua e l'intera settimana seguente ad indicare che Gesù risorto ha aperto le porte del Cielo - simboleggia l'impenetrabilità del mistero divino.

ichos (ìchos) ἦχος (tono) Tonalità o modo di canto secondo cui vengono eseguiti i salmi e gli inni. Esistono otto diversi toni utilizzati ciascuno durante un'intera settimana per cantare i pezzi che non siano dotati di melodia propria. I toni si susseguono l'un l'altro a partire dalla domenica di Pasqua. Sono raccolti in un libro chiamato oktoichos.

idiomelo (idiòmelo) ἰδιόμελον Tropario dotato di melodia propria che non è utilizzata per il canto di altri brani.

idiorritmico ἰδιόρρυϑμος Monastero i cui monaci vivono ciascuno per conto proprio, con le risorse procurate da ciascuno e per gli ammalati fornite dal monastero. Possono acquistare beni e lasciarli in eredità a chi vogliono. Vivono sotto l'autorità di un superiore, in abitazioni autonome dette kalive, raccolte attorno ad una chiesa centrale, il katholicon (la chiesa di tutti) in cui i componenti si raccolgono soltanto per l'ufficiatura domenicale e delle grandi feste.

ieratikon (ieratikòn) ἱερατικόν Libro liturgico contenente i testi delle Divine Liturgie di S. Giovanni Crisostomo, S. Basilio, dei Presantificati, e le parti del sacerdote e del diacono del esperinos e del orthros. È anche detto liturghikon.

ierodiacono ἱεροδιάκονος Monaco che ha ricevuto l'ordinazione diaconale.

ieromartire ἱερομάρτυς Martire che aveva ricevuto un ordine sacro.

ieromnemone ἱερομνήμων Dignitario patriarcale incaricato di indicare al Patriarca le orazioni e le formule che deve recitare.

ieromonaco (ieromònaco) ἱερομόναχος Monaco che ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale. Nei monasteri bizantini l'ordinazione diaconale o sacerdotale non è automatica al raggiungimento di un certo livello di cultura, pietà od anzianità, ma è essenzialmente legata alle esigenze di culto della comunità. L'egumeno può non essere sacerdote.

igumeno (igùmeno) vd. Egumeno.

ikokyra (ikokyrà) οἰκοκυρά (padrona di casa) Appellativo della Madre di Dio e tipo di icona

ikos (ìkos) οἶκος Stanza, strofa che segue il kontakion. Da non confondere con ichos vd.

iliton (ilitòn) εἰλητόν Velo in cui è ripiegato ed avvolto l' antiminsion, corrisponde al corporale latino.

illuminazione φωτισμός Altro nome del Battesimo.

imation (imàtion) ἱμάτιον Veste bizantina portata sopra la tunica. È costituita da un rettangolo di stoffa fatto passare sulla spalla sinistra ed avvolta attorno al corpo. L’imation che nelle icone avvolge la figura di Cristo, è di norma di colore azzurro, simbolo della Sua natura divina.

imerologhion (imerològhion) ἡμερολόγιον Pubblicazione a carattere annuale in cui sono fornite giorno per giorno indicazioni sulle modalità da osservare nell'officiatura secondo il typikon del luogo.

incensiere ϑυμιατήριον Piccolo braciere sospeso a catenelle e con un coperchio scorrevole lungo di esse; alle catenelle sono fissati dei sonagli (in genere 12) che ricordano il messaggio degli apostoli. È usato dal diacono e dal sacerdote per incensare. Le incensazioni possono avere un duplice significato: purificatorio - incensazione della chiesa e del popolo - o di venerazione - incensazione dell'altare, dei Sacri Doni, dell' evangeliario, delle icone.

indizione ἴνδικτος Periodo di quindici anni avente inizio il primo settembre in uso nell'impero bizantino a scopi fiscali. La rilevazione dell'imponibile effettuata in base ad un censimento indetto il primo anno veniva considerata come base immutabile per gli anni successivi.

ingresso (grande e piccolo) v. Isodos.

ipodiacono ὑποδιάκονος Suddiacono, secondo degli ordini minori.

ipomnimatografo ὑπομνηματογραφος Dignitario patriarcale incaricato di collocare secondo il loro ordine e la loro dignità i partecipanti alle grandi funzioni.

irinikà εἰρηνικά Grande synaptì, ha questo nome perché inizia con la frase «preghiamo in pace il Signore». È detta anche diakonikà in quanto recitata dal diacono.

irmo εἱρμός Primo della serie di tropari che compongono ciascuna delle odi del canone. Tropario tipo su cui sono composti gli altri come numero di sillabe ed accentuazione, quindi anche per il canto.

irmologica µέλος εἱρμολογικόν Modalità di canto in stile sillabico, eseguita con rapidità. Ogni sillaba è cantata su una o due note.

irmologhion (irmològhion) εἱρμολόγιον Libro liturgico con o senza notazioni musicali contenente irmi.

isapostolos (isapòstolos) ἰσαπόστολος Eguale agli apostoli, appellativo di alcuni santi.

isodikon (isodikòn) εἰσοδικόν Versetto cantato dai celebranti durante il piccolo isodos. Le feste principali hanno isodikon propri.

isodos (ìsodos) εἴσοδος Ingresso 1) Il piccolo isodos viene compiuto dai celebranti che uscendo dalla porta di sinistra dell'iconostasi avanzano nella navata recando il libro del Vangelo (il Vangelo portato in mezzo al popolo) mentre il popolo canta l'apolytìkion del tono. Al termine i celebranti cantando l'isodikon rientrano dalla porta santa. Nel caso di liturgia pontificale i celebranti prima di rientrare nel vima si recano al trono in cui sino a quel momento si è trattenuto il Vescovo e con lui tornano nel santuario. Nel caso che pur non trattandosi di pontificale solenne la Liturgia sia celebrata da un vescovo, questi non partecipa alla processione, ma attende alla porta santa. 2) Il grande isodos viene compiuto con le medesime modalità. Vengono portati in processione i Donidalla protesi all'altare mentre il coro canta l'inno cherubico.

isochiria (isochirìa) ισοκυρία Parità di valore, di autorità, della Scrittura e della Tradizione.

ison (ìson) ἴσον Nel canto liturgico, sorta di pedale musicale, nota grave che si prolunga sotto una serie di accordi, come forma di accompagnamento e sostegno della voce del solista.

isychastirion (isychastìrion) ἡσυχαστήριον Piccola capanna o semplice grotta presso un monastero in cui si ritira un monaco alla ricerca di maggior ascetismo.

ithmos (ithmòs) ἠϑμὸς coperchio o passino di metallo per il calice della comunione.

 

 

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kalimma (kàlimma) κάλυμμα Ciascuno dei veli che coprono il diskos ed il calice, rispettivamente πρῶτον e δεύτερον κάλυμμα. Anche il piccolo tovagliolo di lino o cotone generalmente rosso che serve a purificare i vasi sacri dopo l'uso e durante la distribuzione dell'Eucarestia, ad evitare che particelle di pane o gocce di vino cadano al suolo.

kallofonica v. papadica

kalymafchion (kalymàfchion) καλυμμαύχιον Copricapo cilindrico portato da tutto il clero greco anche durante alcune funzioni. Quello del clero degli ordini minori e dei novizi è semplicemente cilindrico e più basso ed è propriamente chiamato skufos. Quello del diacono e del sacerdote ha una piccola tesa in alto. I monaci e i sacerdoti secolari che sono insigniti di qualche dignità vi sovrappongono un velo chiamato epanokalymafchion o epirritario formando un tutt'uno. Poiché di norma i vescovi venivano scelti in oriente tra i monaci, tale copricapo è usato abitualmente in questa forma anche dal vescovo. Il velo è di colore nero per tutti, soltanto in Russia i metropoliti ne usano uno bianco ornato di croci o di altri emblemi.

kalyva (kalìva) καλύβα Residenza monastica, in genere piccola, talvolta con una cappella, dipendente o meno da una skiti.

kamelauchion καμηλαύχιον Lo stesso che kalymàfchion forse per attrazione dalla parola “cammello”, con la cui lana era talvolta fatto.

kanion vd. bikion. Anche mazzetto di basilico od altra erba a foglia piccola usata per aspergere il 6 gennaio ed in altre occasioni.

kaniskion (kanìskion) κανίσκιον Donazione per l’ammissione in un monastero.

kanonarion (kanonàrion) κανονάριον v. Typikon, sinassario.

kanonikon (kanonikòn) κανονικὸν Tassa imposta ad un monastero o ai laici per il mantenimento del Vescovo locale.

kanstrision κανστρίσιος Dignitario patriarcale incaricato di vestire il Patriarca e di occuparsi dell'incensiere.

kardiotissa καρδιώτισσα "Tipo" di icona mariana, variante dell'Eleusa.

katanyxis κατάνυξις Nella spiritualità, il dolore nel cuore per la dolcezza dell'amore di Dio e del prossimo e profonda umiltà.

katapemptos (katàpemptos) κατάπεμπτος Ospite inviato in un monastero da un’autorità esterna.

katapetasma (katapètasma) καταπέτασμα Velo. Nei Vangeli indica il Velo del Tempio squarciatosi alla morte di Cristo. Con questo nome viene indicata sia la tenda che chiude il Santuario, che quella utilizzata per coprire icone scoperte solo in particolari occasioni.

katasarkion (katasàrkion) κατασάρκιον Tovaglia inferiore dell'altare, bianca simboleggia il sudario in cui fu avvolto il corpo di Cristo.

katathesis (katàthesis) κατάϑεσις (deposizione) 1) Deposizione delle reliquie in un apposito loculo nell'altare durante la sua consacrazione. 2) Commemorazione della deposizione della veste e della cintura della Madre di Dio. Ricorrono rispettivamente il 2 luglio ed il 31 agosto. Sono entrambe feste teomitoriche.

katavasia (katavasìa) καταβασία Irmo della festa successiva che sostituisce l'ultimo tropario - theotokion - di un canone. Nell'uso parrocchiale talvolta il canto delle sole katavasie sostituisce l'intero canone.

katechoumena o katechoumeneia Galleria posta al disopra delle navate laterali di una chiesa. Anche il nartece perché in esso sostavano i catecumeni ed i peccatori pubblici cui non era consentito assistere alla Liturgia.

kathaghiasi (kathaghìasi) καθαγίαση lo stesso che kathierosis.

kathierosis (kathièrosis) καϑιέρωσις Consacrazione con il myron (di una chiesa o dell'antiminsion).

kathigumenos (kathigùmenos) καϑηγούμενος Un egumeno che ha ricevuto gli ordini sacri.

kathisma (kàthisma) κάϑισμα pl katismata 1) Ciascuna delle 20 sezione in cui è diviso il salterio, ciascuna è suddivisa a sua volta in 3 stasi. (la numerazione è quella dei LXX)

2) Tropario cantato seduti dopo una salmodia notturna. Sinonimo di stichologia. 3) Sedile: kathismata sono gli stalli del coro utilizzati dai monaci in un monastero. 4) Piccola abitazione, in genere vicina ad un monastero, in cui un monaco vive da solo.

katholikon (katholikòn) καϑολικόν La chiesa centrale di un monastero, in genere posta al centro dello stesso complesso monastico. È il luogo ove si raduna tutta intera la comunità monastica per la preghiera liturgica.

katzio (katzìo) κατζίο Piccolo braciere munito di coperchio e con manico orizzontale usato durante la Settimana Santa in luogo dell'incensiere.

kaviotia (kaviòtia) καβιώτης Monaco girovago.

kazranion Parola di origine turca. Bastone di legno con impugnatura in genere di metallo usato dal vescovo per appoggiarsi e come insegna. È usato al di fuori della chiesa e nelle funzioni in cui non officia pontificalmente, e pertanto non usa il pastorale.

kecharitomene (kecharitomène) κεχαριτωμένη Epiteto della Madre di Dio, “piena di grazia”.

kekryphalos (kekrìphalos) κεκρύϕαλος Soggolo portato dalla Vergine o da una santa sotto il maforion.

kellion (kellìon) κελλίον Spaziosa abitazione monastica, con una piccola cappella, abitata da tre o più monaci semindipendenti che coltivano la terra

kelliotis (kelliòtis) κελλιώτης Monaco che vive da solo o con un compagno nelle vicinanze di un monastero cenobitico che visita periodicamente per la partecipazione al culto e per ricevere le provviste settimanali.

kentimata (kentìmata) κεντήματα 1) Segno che precede il nome di un giorno nel calendario monastico, indicante che si tratta di una festa minore od uno per il quale è prescritto il digiuno. 2) segno di notazione musicale.

keramidion o keramion (keramìdion o keràmion) κεραμίδιον κεράμιον Secondo la tradizione il mandylion si sarebbe prodigiosamente riprodotto su una tavola di terracotta con cui sarebbe stato ricoperto. L'icona del keramidion differisce da quella del mandylion, perchè, pur riproducendo anche essa la testa di Cristo senza il collo, non vi è rappresentato il lembo di tessuto dell'originale, ma una tegola od un tratto di muro.

kerigma (kèrigma) κήρυγμα Proclamazione e predicazione della parola di Dio alla maniera degli Apostoli, centrate principalmente sulla figura di Cristo e sul concetto di salvazione.

kimisis (kìmisis) κοίμησις v. Dormizione.

kinklis (kinklìs) κιγκλίς Cancellata di separazione tra la navata ed il presbiterio, forma primitiva di iconostasi.

kinonikon (kinonikòn) κοινωνικόν Versetto cantato durante la comunione, varia con i giorni della settimana. Le principali feste ne hanno uno proprio.

kirostatis (kirostàtis) κηροστάτις Grande candelabro con un grosso cero al centro circondato da candele più piccole, posto dinanzi alle icone del Salvatore e della Vergine dell’iconostasi. È sempre acceso durante le cerimonie religiose. Simboleggia la colonna di fuoco che accompagnò gli Ebrei verso la terra promessa.

kliros (klìros) κλῆρος Spazio della navata ai lati dell'iconostasi riservato al coro.

klitos (klìtos) κλίτος Navata laterale di una chiesa.

kodon (kòdon) κώδων Campana collocata nel santuario usata nel Monte Athos, viene percossa tre volte con un martello al termine della protesi e prima e dopo la processione con le Sacre Specie nella Liturgia dei Presantificati.

koinonia o kinonia (koinonìa o kinonìa) κοινωνία Comunione

kolinvitra (kolinvìtra) κολυμβήϑρα Fonte usata per il Battesimo per immersione, prassi normale nella Chiesa bizantina. È usata anche per la benedizione delle acque nel grande aghiasmos della Teofania. Abitualmente si trova nel nartece.

koliva o kolivi (kòliva o kòlivi) κόλιβα Grano bollito mescolato con farina abbrustolita, condito con zucchero, cannella, misto a chicchi di uva passa, mandorle, confetti, erbe odorifere ed altro, benedetto durante il trisaghio necrosimo in commemorazione di un defunto o per celebrare un santo. Il frumento è simbolo del corpo umano destinato a risorgere dopo la corruzione e la polvere del sepolcro «Se il grano di frumento caduto in terra non muore, non potrà produrre alcun frutto.» (Giov. XII,24). I confetti e le piante odorifere ricordano le buone azioni del defunto. La Chiesa commemora tutti i defunti, oltre che genericamente ogni sabato, particolarmente il sabato prima della Domenica di Carnevale e la vigilia di Pentecoste.

kolovion (kolòvion) κολόβιον Tunica senza maniche o con maniche corte portata anticamente dai monaci. In alcuni casi riveste Cristo sulla croce.

komvoschinio (komvoschìnio) κομβοσχοίνιον Sorta di rosario di cento nodi, divisi da granelli più grandi e con un'appendice di altri tre granelli da cui pende una crocetta. È usato dai monaci per contare le metanie ed i kyrie eleison.

kontakion (kontàkion) κοντάκιον 1) Anticamente serie di tropari composti in occasione della festa di un santo preceduti dall'irmo. 2) Ritornello dopo la sesta ode del canone del orthros. 3) Ritornello dell'akathistos. 4) Ultimo della serie di tropari cantati al piccolo isodos.

konton o kontorasson (kontòn) κοντόρασον Sopravveste corta, senza maniche, portata sull’andirìon e sotto il rasos.

kosmosotira (kosmosòtira) ἡ Παναγία Κοσμοσώτηρα Appellativo della Madre di Dio, “Salvatrice del mondo”.

kratima (kràtima) κράτημα Unità melodica indipendente usata per prolungare un inno e consistente di teretismata.

kritato Seconda stola portata sopra gli altri paramenti dal Patriarca di Alessandria. L'uso risale ad un privilegio concesso, assieme all'appellativo di "Giudice dell'universo", a Teofilo II (1010-1020) per aver risolto una controversia tra l'imperatore Basilio II ed il patriarca Sergio II.

ktitor (ktìtor) κτίτωρ Fondatore di un monastero o di una chiesa, cui sovente assegna il typikon.

kukulion (kukùlion) ϰουϰούλλιον 1) Cappuccio portato dal monaco megaloschimo. Simboleggia l'elmo della salute e rammenta la purità e l'umiltà della vita monastica. 2) Proemio che introduce il kontakion.

kuvuklion (kuvùklion) κουβούκλιον vd. tàphos.

kykkotissa (kykkòtissa) ϑεοτόκος Κυκκώτισσα "Tipo" di icona mariana derivato da un celebre originale conservato nel monastero Kykkou a Cipro.

kyriakodromion (kyriakodròmion) κυριακοδρόμιον Pubblicazione contenente i brani del nuovo testamento delle domeniche e le relative omelie.

kyriakon (kyriakòn) κυριακόν Chiesa centrale di una skiti

Kyrie eleison (Kìrie elèison) κύριε ἐλέησον (Signore pietà) Risposta dei fedeli o del coro alle litanie diaconali. Una serie di kyrie eleison, in genere 3, 12 o 40, sino a giungere ai 500, cento per ogni elevazione nell'akoluthia dell'Esaltazione della Croce, può essere recitata isolatamente.

kyriopascha La coincidenza rara, ma possibile, della festività dell'Annunciazione con la Pasqua. I typikon danno istruzioni specifiche per l'ufficiatura. E' considerato un giorno particolarmente benedetto; in particolare per la Grecia la kyriopascha del 1821 segnò l'indipendenza dall'Impero ottomano. Si noti che nelle Chiese che hanno adottato il cosiddetto calendario giuliano riformato essa non è più possibile. Questa è una delle critiche rivolte dai vetero-calendaristi a coloro che hanno adottato tale calendario.

kyriotissa (kyriòtissa) κυριώτισσα (Signora) Appellativo mariano e "tipo" di icona raffigurante la Madre di Dio seduta in trono con il Bambino in braccio.